lunedì 9 giugno 2014

La voce di chi si prende cura…

Oggi voglio dare voce ai pensieri più segreti, ai sentimenti più intimi di chi si prende cura di una persona affetta da demenza. Parole che loro stessi non riescono a pronunciare nemmeno davanti ad un professionista perché ritenuti amorali, segno di egoismo o semplicemente indicibili perché non potranno MAI essere condivisi dagli altri.
E non pensate  a parole come “lo odio”, “se potessi scapperei”, “ma guarda se doveva farmi anche questa”… queste sono parole che una moglie, un marito, un figlio riescono a dire senza grossi problemi perché suscitano negli altri compassione e sono quindi accettate. Chi di noi biasima una persona che dice di non farcela più? Anzi siamo subito pronti a darle una mano, a chiederle se ha bisogno di qualcosa, addirittura a consolarla!
Le parole indicibili sono
“non sono all’altezza della situazione”,
“ho paura di essere giudicato”,
“mi vergogno di lui/lei”,
“non so di cosa ha bisogno”,
“non so cosa fare”.
Chi si prende cura di una persona con demenza è una persona allo sbando: saltano tutte le certezze costruite in 30-50 anni di vita insieme,  salta la conoscenza della persona, saltano le modalità con cui eravamo abituati ad affrontare le difficoltà, salta la modalità relazionale attraverso cui interagivamo con il nostro caro e salta il modo in cui lui/lei ci trattava… non si tratta quindi di sapere CHE COSA FARE (e giù tutti a dare consigli e perle di saggezza!) si tratta di ridefinire una relazione che dura da una vita e l’intera responsabilità di tale ridefinizione è sulle spalle di chi si prende cura!
Per cui se incontrate qualcuno che assiste un familiare affetto da demenza…
… non dategli consigli su come gestire la malattia del suo caro, probabilmente si è già documentata, ha seguito corsi e ha ascoltato mille storie che iniziano con “anche a me è successo…”
…non ditegli che deve prendersi i suoi spazi, pensate davvero che non lo sappia o che non lo voglia?
…non chiedetegli se ha bisogno di qualcosa, non lo sa!
Offritegli un caffè e chiedetegli come stanno i suoi nipoti, come va il lavoro o il corso di pittura a cui ha partecipato, se ha più comprato la macchina nuova o cosa ne pensa del caldo torrido arrivato all’improvviso… su questi argomenti ha ancora delle certezze e sa perfettamente come rispondervi, se poi è lui stesso ad aprire sull’argomento “gestione del malato” non abbiate paura a dire “non so proprio cosa dirti” …sarete sulla loro stessa linea d’onda!
Dott.ssa Federica Cozzi



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